Avevo un sogno...
di Rosa Casanova Zandomenego

Ho realizzato un sogno che avevo fin da bambina: progettare e costruire una meridiana! L'ho dipinta sulla soleggiata facciata di una antica casa che abbiamo acquistato anni fa per trascorrervi le vacanze. Sorge nel centro storico di Cavaion Veronese, un bel paese abbarbicato sulle pendici di una collina che domina il lago di Garda.
Ricordo che quando ero bambina, di ritorno da scuola passavo davanti ad una casa dove c'era e c'è tuttora una meridiana dipinta sulla parete.

La meridiana sulla mia casa a Cavaion Veronese (foto R. Casanova)


Mi fermavo affascinata ad osservare l'ombra dello stilo che si spostava lentamente, ma ricordo anche che non riuscii mai a capire perché l'ora indicata dallo gnomone corrispondesse raramente a quella dell'orologio del campanile. Certi periodi dell'anno era in anticipo e certi in ritardo. Nessuno, nemmeno i miei insegnanti, seppero mai darmi una spiegazione.

Passarono molti anni, coltivai altri interessi, mi dedicai alla famiglia e alla crescita dei figli. La meridiana rimase chiusa dentro il cassetto dei sogni infantili.
Ma un bel giorno, osservando la parete assolata della casa, decisi che era giunto il tempo di realizzarla! Il progetto era ambizioso e l'impresa mi sembrò ardua, ma vinse la forza del desiderio e cominciai a pensare...dovevo dar vita e concretezza a qualcosa che era già nella mia mente, riuscendo ad armonizzare la parte scientifica composta dalle linee orarie, dalle iperboli solstiziali, dalla linea meridiana ed equinoziale, con la parte artistica e poetica di quella simbologia filosofica che desideravo rappresentare.
Per prima cosa dovevo imparare a progettare la parte scientifica vera e propria, così su segnalazione di Alessandro Dimai (Autore dello splendido libro Profondo Cielo), trovai nella biblioteca dell'Associazione Astronomica di Cortina, di cui sono socia da anni, un prezioso volumetto intitolato: Meridiane ed orologi solari, edito da iI Castello.   Infatti, leggendolo e consultandolo, risolsi i vari problemi che mi si presentarono nel corso del lavoro. Con esso e il mio fedele computer ebbi l'opportunità di controllare l'esattezza dei miei tracciati.
Qualcosa di modernissimo per realizzare qualcosa di antico! In occasione di un soggiorno a Cavaion calcolai l'azimut della parete (con qualche difficoltà e optando alla fine per il calcolo trigonometrico), mentre la latitudine e la longitudine del luogo le ottenni facilmente tramite un programma per computer.
Durante i mesi invernali mi appassionai e divertii a riempire fogli di progetti, calcoli e disegni in scala della mia futura meridiana, così ai primi giorni di marzo tutto fu pronto per la sua realizzazione.
Partii per Cavaion da sola, come per una avventurosa spedizione, portando con me tutto il materiale occorrente: i disegni del progetto, squadre, compassi, righe e righelli, matite, filo con piombo, un precisissimo livello, pennelli vari, i vasetti con i tre colori fondamentali più il nero e il bianco. Naturalmente portai anche l'utilissimo computer portatile.
Feci rifare l'intonaco nella parte di parete interessata dalla meridiana perché non era perfettamente perpendicolare e presentava qualche gibbosità. Quando il muratore ebbe finito, lasciò installata l'impalcatura ed io sopra quelle tavole traballanti, a 5-6 metri di altezza iniziai a disegnare e dipingere con impegno e passione, lavorando incessantemente per una decina di giorni. Un po' alla volta l'intonaco si coprì di immagini e di colori...Tanto mi immedesimai, che alla fine, il cielo, la meridiana ed io fummo una sola cosa...
Che meravigliosa entusiasmante esperienza!
Quando fu quasi ultimata, vennero a farmi visita i miei figli Marco e Sandro, che fissarono al muro lo stilo di ottone che avevo già preparato. Dopo aver controllato con pazienza e meticolosità che l'angolo di altezza sostilare e quello di distanza sostilare fossero precisi, fissai con forza le viti...

La facciata della casa su cui è stata
realizzata la bella meridiana
descritta nell'articolo (foto R. Casanova)

Quella sera fui particolarmente felice perché ero riuscita a terminarla in tempo per l'importante appuntamento col giorno dell'equinozio; quel magico momento dell'anno in cui il sole è perfettamente perpendicolare all'asse terrestre e perciò anche allo stilo polare, quando il sole nasce esattamente ad est e quando l'ombra percorsa dalla punta dello gnomone traccia una linea retta sul quadrante della meridiana.
L'indomani dunque, 21 marzo, mi alzai prestissimo e attesi l'alba con trepidazione. Il cielo blu scuro si fece ad oriente sempre più pallido, fino ad assumere il chiarore rosato dell'aurora, poi da dietro le colline sorse il sole, inondando il paesaggio coi suoi raggi di luce dorata... Ed ecco che come per incanto il dipinto si animò; la meridiana prese vita e l'ombra dello stilo iniziò il suo cammino... per sempre, giorno dopo giorno, con il suo perpetuo andare e ritornare, avrebbe scandito i ritmi e i cicli della vita, lasciando fuggire verso l'infinito l'inafferrabile tempo.
E' indescrivibile l'intensa emozione di quell'istante: avevo imprigionato il cielo nella parete della mia casa!
Nei giorni seguenti l'ombra dello gnomone si andò allungando, oltrepassando lentamente la linea equinoziale e incamminandosi verso quella del solstizio d'estate.
Apportai gli ultimi ritocchi e tenendo costantemente conto dell'equazione del tempo, controllai la sua esattezza. Spaccava il minuto!!!
Ecco, era finalmente terminata, ed era esattamente come l'avevo pensata.
Ora, chi passa sulla stradina davanti alla casa la vede così:
nel quadrante di m. 2 di larghezza e m. 2 di altezza su parete declinante ad est, le linee orarie sono alla francese, riferite all'ora del meridiano dell'Europa centrale. Lo stilo polare è di ottone terminante a punta. Al centro, la linea gialla segna il mezzogiorno solare locale. Intersecano le linee orarie: quella azzurra dell'equinozio e le iperboli dei solstizi estivo ed invernale. Lungo quest'ultima sono segnate con dei punti le mezz'ore e i quarti d'ora.
In alto sono indicati i punti cardinali, la latitudine, la longitudine, l'azimut della parete, il luogo, l'altitudine sul livello del mare e l'ora riferita al meridiano etneo (T.M.E.C.). In basso: la costante locale, l'anno di realizzazione ed infine il mio nome.
Completano il quadrante le immagini allegoriche della meridiana:
in alto, il grande cerchio che emerge dallo sfondo scurissimo rappresenta il cosmo con il suo "respiro", percepito dall'uomo attraverso il movimento degli astri; dal giorno e dalla notte che si inseguono in un moto perpetuo, dalle fasi della luna, dalla perenne fissità della stella polare, dove sembra che tutte le costellazioni le ruotino intorno.
Nella parte inferiore i portoncini simboleggiano le due soglie della vita che l'uomo deve oltrepassare. A sinistra, in prossimità delle ore mattutine, la bimba esce dal buio e corre felice incontro alla vita, a braccia aperte con la spensieratezza e l'entusiasmo della giovinezza, indossa l'abito candido dell'innocenza, ha in mano un ramoscello d'ulivo simbolo di pace e al collo una piccola croce, simbolo della fede a cui attingere forza contro le inevitabili avversità della vita. Intorno a lei i colori dell'aurora e i fiori della primavera: la mimosa, le rose, le margheritine...
Sulla destra, verso le ore pomeridiane, l'altra soglia, oltre la quale non c'è l'oscurità, ma la luce abbagliante di un luogo misterioso di cui nulla si intravede né si conosce. Di fronte all'ignoto, il vecchio indugia...volge lo sguardo pensoso e un po' triste verso il cammino già percorso... ma il tempo non ritorna, passa inesorabile ed è arrivato l'autunno della vita. Intorno a lui i colori purpurei del tramonto, l'uva matura, le bacche rosse e le foglie ingiallite.
Infine, sulla parte centrale, occupa un posto importante il motto:
TORNA IL SOLE, NON IL TEMPO...
Per molti e molti anni questa meridiana ricorderà il profondo significato di queste parole a colui che fermerà un attimo il suo cammino per alzare lo sguardo ad osservarla.

Rosa Casanova



Torna alla pagina principale della Gnomonica